Le ferite dell’infanzia che influenzano le nostre relazioni da adulti

Nelle relazioni adulte, spesso scegliamo inconsciamente persone che si interfacciano con le nostre ferite.

Non è il partner in sé a rappresentare il problema, ma il fatto che, attraverso di lui, tornano a galla dolori rimasti irrisolti fin dall’infanzia.

Immaginiamo una bambina che ha vissuto la ferita dell’abbandono.

Suo padre era fisicamente presente in casa ogni giorno, ma emotivamente distante: non la abbracciava, non le trasmetteva amore, non le faceva sentire il calore dell’affetto paterno.

Questo è un punto cruciale: la presenza fisica di un genitore non è sufficiente a colmare una carenza affettiva.

Un padre può essere sempre accanto a sua figlia, ma se non le dimostra amore in modo tangibile, per lei sarà come se non ci fosse mai stato.

Crescendo con questa ferita aperta, la bambina porterà con sé quel senso di vuoto e di non amore.

E se la vita non le offrirà occasioni per guarire, da adulta si ritroverà attratta da un uomo con caratteristiche simili a quelle del padre.

Non è un caso, né una coincidenza: la sua ferita attrarrà come una calamita, quella persona che tirerà i fili della sua ferita.

Ma perché accade questo?

Perché l’inconscio, in modo illusorio, tenta di sanare attraverso il partner, la ferita che si è creata con il padre.

Così, la donna incontra e sceglie inconsapevolmente un partner che rispecchia le caratteristiche paterne, credendo che, attraverso quest’ultimo potrà riuscire a guarire.

La svolta può arrivare con la consapevolezza.

Quando questa donna comprende che il suo dolore non nasce dal partner, ma da una ferita infantile mai risolta, solo in quel momento può iniziare un percorso di guarigione.

I diversi livelli di comunicazione

Le percentuali spesso citate nella comunicazione (7% verbale, 38% paraverbale, 55% non verbale) provengono dagli studi dello psicologo Albert Mehrabian negli anni ’60.

Questi dati sono spesso fraintesi e generalizzati in modo errato.

Mehrabian condusse esperimenti specifici per valutare l’importanza del tono di voce e dell’espressione facciale quando si trasmettevano emozioni contrastanti (ad esempio, una parola positiva detta con un tono negativo).

I risultati mostrarono che:
Il 7% del significato era attribuito alle parole effettivamente dette (comunicazione verbale);

Il 38% derivava dal tono di voce (comunicazione paraverbale);

Il 55% era legato all’espressione facciale (comunicazione non verbale).

Naturalmente, questi dati si applicano solo a situazioni in cui si esprime un’emozione o un atteggiamento, non alla comunicazione in generale.

Nel contesto di un discorso informativo o tecnico, il contenuto verbale ha ovviamente un peso molto maggiore.

La dolcezza e la semplicità della vita

Una delle cose più fantastiche della vita, è scoprire come alcune persone, con la loro semplicità e dolcezza, riempiono di gioia la tua esistenza.

E tutto questo lo realizzi, con più forza, tutte le volte che i tuoi passi si incrociano con quelli di chi, della semplicità e della dolcezza, non ne conosce l’essenza.

Se osiamo, nulla è impossibile

Qualche tempo fa, per organizzare una lezione di psicofilosofia, decisi di invitare in Italia Lou Marinoff, celebre professore di filosofia di New York e autore di numerosi bestseller, tra cui Platone è meglio del Prozac, tradotto in oltre 25 lingue.

Durante l’evento, alcuni partecipanti, stupiti dalla sua presenza, mi chiesero: “Ma come hai fatto a portare qui un professore del suo calibro?”

Sorrisi e risposi con semplicità: “L’ho chiamato e gliel’ho chiesto!”

Spesso rinunciamo ai nostri desideri perché ci sembrano irraggiungibili.

Ma a volte, tutto ciò che serve è il coraggio di provare.

Le radici psicologiche del dolore somatico

Spesso, alcuni dolori del corpo, sono legati a conflitti psicologici irrisolti.

Prendere consapevolezza degli aspetti psicosomatici che vi sono alla radice, ci può aiutare ad elaborare la carica emotiva e a risolvere, di conseguenza, i sintomi algici.

In sostanza, risalire al significato del dolore e al motivo per cui il nostro organismo l’ha messo in atto.

Il nostro corpo ha la capacità di parlarci attraverso le emozioni, i sentimenti, il dolore e la sofferenza.

Il nostro compito è quello di ascoltarlo.

Perché questi preziosi messaggi hanno lo scopo di indicarci il percorso più favorevole per il nostro benessere e la nostra sopravvivenza.

Ipnosi e cambiamento

Venerdì 18 e sabato 19 febbraio, sarò a Pisa, presso il Centro di Medicina Integrata “Pratale”, in via di Pratale 16.

Due giornate dedicate all’ipnosi e al cambiamento, dove, all’interno di incontri individuali, aiuterò le persone a gestire stress, ansia ed emozioni bloccate.

L’ipnosi non è un trattamento magico dove il soggetto ipnotizzato perde il contatto con la realtà, né tanto meno un indebolimento delle capacità mentali ed emozionali di chi si sottopone a tale pratica.

L’ipnosi è uno stato modificato di coscienza che permette ad ognuno di noi di attingere alle più potenti risorse di cui il nostro organismo dispone.

Pertanto, come mi piace ricordare:
L’ipnosi non è magia ma è magico tutto ciò che accade in ipnosi.

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Mi chiamo Lino Missio, sono uno psicologo, ipnologo e filosofo della mente.

Nella mia attività clinica utilizzo da anni l’ipnosi.

Nel tempo ho sviluppato un mio personale metodo di induzione ipnotica che ho chiamato: Ipnokinesi, che unisce le conoscenze della psicologia classica con quella olistica.

L’amore per l’ipnosi mi ha portato a realizzare, per l’università di Genova, un Master in ipnosi, rivolto a tutti i professionisti della salute, che desiderano utilizzare l’ipnosi all’interno del loro ambito clinico.

Il mio percorso di studi in questo ambito l’ho iniziato quando ero già grande, verso i trent’anni, laureandomi prima in filosofia all’università di Genova, successivamente in psicologia all’università di Pavia e masterizzandomi in Psiconeuroendocrinoimmunologia, all’Università dell’Aquila.

Ho perfezionato la mia formazione in ipnosi clinica e comunicazione ipnotica presso il Centro italiano di ipnosi clinico-sperimentale (C.I.I.C.S) dell’istituto Franco Granone di Torino.

Nel tempo ho messo alcune idee su carta pubblicando alcuni libri su argomenti affini alla psicologia e alla filosofia, come:
Prendi la Vita con Psicofilosofia (2021); Cosa vedo in te, Macro Edizioni, Cesena (2011); Il cervello e la sua coscienza, Erga Edizioni, Genova (2002).

Non ho ancora scritto il libro dei miei sogni, ma, giuro, ci sto lavorando!

Provengo da una famiglia semplice che mi ha insegnato l’umiltà e la lealtà.

Credo nel cambiamento perché l’ho potuto sperimentare in primis su me stesso.

Da tecnico elettronico di una azienda italiana, ce l’ho messa tutta per poter lavorare e studiare e diventare quello che ho sempre desiderato essere: uno psicologo.

Non è stato semplice, ma ho seguito il mio sogno, senza trascurare la famiglia e gli affetti, perché se desideri qualcosa con tutto il cuore riesci ad ottenerla senza rinunciare alle persone e alle cose che ami di più.

Ed oggi con lo stesso spirito, continuo a sognare come fanno i bambini, perché da loro abbiamo tanto da imparare.

E tutto questo cerco di trasmetterlo alle persone che incontro in studio e ai corsi, perché il vero compito di uno psicologo è proprio questo: insegnare ad essere felici.

Un compito difficile, non lo nego, ma pieno di soddisfazioni ed amore.

In poche righe ho voluto raccontarti un po’ di me, della mia vita, di come sono fatto, perché mi sembra giusto che se tu debba avere a che fare con me, tu possa almeno conoscermi.

Se desideri prendere un appuntamento per una visita, puoi contattarmi direttamente sul mio numero di cellulare: 331 6015132.

Un abbraccio e presto!
Lino

L’Ipnosi nelle professioni sanitarie

L’ipnosi è uno stato modificato di coscienza che permette ad ognuno di noi di attingere alle più potenti risorse di cui il nostro organismo dispone.

L’ipnosi non è un trattamento magico dove il soggetto ipnotizzato perde il contatto con la realtà, né tanto meno un indebolimento delle capacità mentali ed emozionali di chi si sottopone a tale pratica.

L’ipnosi è scienza.

Gli studi più recenti lo dimostrano.

Ed è utilizzata in diverse branche, sia della psicologia, sia della medicina.

In ambito psicologico è utilizzata nella gestione dello stress, dell’ansia, delle emozioni, per risalire alla radice di traumi, conflitti, per rafforzare l’autostima, superare insicurezze, paure, smettere di fumare, perdere peso, nelle dipendenze, ecc.

In ambito medico è utilizzata nel controllo del dolore acuto e cronico, in sala operatoria come tecnica anestetica per piccoli interventi chirurgici, nella pratica diagnostica per consentire al paziente di superare in modo tranquillo ed indolore esami clinici invasivi.

In sala parto per rendere più piacevole e meno doloroso il parto delle gestanti.

L’odontoiatria non fa eccezione!

Oramai è da anni che l’ipnosi è approdata all’interno degli studi dentistici.

Essa viene utilizzata come tecnica di rilassamento per consegnare al paziente un’esperienza odontoiatrica da vivere con tranquillità senza ansia o paura.

L’ipnosi, inoltre, in ambito dentistico viene utilizzata come analgesico per calmare il dolore e come tecnica anestetica per eseguire interventi su pazienti allergici ai farmaci anestetici. 

L’efficacia dell’ipnosi è oramai evidente, e spinge gli scienziati ad una continua ricerca nel settore.

Grazie agli studi incoraggianti prodotti fino ad oggi, si prevede che in futuro, sempre più professionisti sanitari, utilizzeranno l’ipnosi all’interno del loro ambito clinico.

L’adolescenza: tra biologia e cultura

Non è un caso che durante l’adolescenza i nostri ragazzi entrano in conflitto con noi genitori.

La natura ha programmato anche questo.

La nascita di questi conflitti ha origini genetiche.

È un periodo in cui gli adolescenti devono staccarsi dalla famiglia di origine e crearne una propria.

Le relazioni affettive cambiano (le coccole si trasformano in discussioni) per dare spazio alla creazione di vite e spazi indipendenti.

La nostra cultura però frena la spinta biologica.

La società odierna è ben lontana dalla vita dei nostri antenati dove era sufficiente costruirsi una capanna e procurarsi il cibo necessario con la caccia e la pesca.

L’Homo sapiens sapiens (che tanto sapiens ha dimostrato di non esserlo), per la sua indipendenza, necessita di completare studi, di cercarsi un lavoro e di trovare una casa.

A prima vista tutto questo ci può apparire normale, ma la nostra biologia ancora non si è sintonizzata del tutto con i nostri stili di vita, un disequilibro che genera tensioni di natura psicologica e relazionale.

Dunque, se ci troviamo a discutere con i nostri figli adolescenti, ricordiamo che, a meno di disturbi psicologici, stanno biologicamente cercando la loro indipendenza.

Tuttavia, la nostra società, per come è strutturata, non è ancora pronta a concederla pienamente.

Insegnami la felicità

Alcuni anni fa una mia piccola paziente alla sua prima visita mi disse: “Tu sei uno psicologo e io sono qui perché voglio che tu possa insegnarmi la felicità!

Per quella bambina lo psicologo era questo: una persona che ti insegna ad essere felice (che tenerezza).

Quella frase mi colpì.

Misi in atto tutti gli strumenti che avevo in mio possesso per poterla aiutare a ritrovare serenità e gioia in quella sua vita già segnata da un vissuto pieno di sofferenze.

Per fortuna tutto andò per il verso giusto ed oggi quella mia piccola paziente è una giovane donna felice e realizzata.

Ma quella sua frase mi è rimasta nella testa.

Oggi, se qualcuno mi chiede che lavoro faccio, mi viene da rispondere: insegno la felicità.

Si perché per me è proprio questo che uno psicologo deve saper fare: indicare la strada della felicità a chi, in un momento di difficoltà, ha perso la speranza di ritrovare serenità nella propria vita.

Sii la persona che desideri essere

Ho lavorato tantissimo su me stesso.

Ho smontato convinzioni limitanti e costruito nuove strade di pensiero.

Non mi sono mai arreso ai “non ce la farai” che partivano sia dalla mia testa sia dalla bocca di alcune persone.

Ho creduto sempre in quello che facevo e in quello che desideravo raggiungere.

Ho fatto tanti errori, o per meglio dire esperienze, che mi hanno dato la vera forza per andare avanti.

Si perché non esistono errori: se hai fatto qualcosa che non è riuscita, è andata male, quella è un’esperienza che lascia dentro di te un insegnamento.

Quello che accade di buono nella nostra vita ci dona entusiasmo e gioia di proseguire nel lavoro sul cambiamento.

Ma ciò che ci cambia veramente la vita, sono le sconfitte, le sofferenze, perché è attraverso le delusioni e il dolore che si trova la forza di rialzarsi e andare avanti nel nostro percorso di vita.

Non arrenderti mai e segui la strada del tuo cambiamento.

Solo in questo modo potrai arrivare a conoscere e scoprire la tua vera identità.