Le ferite dell’infanzia che influenzano le nostre relazioni da adulti

Nelle relazioni adulte, spesso scegliamo inconsciamente persone che si interfacciano con le nostre ferite.

Non è il partner in sé a rappresentare il problema, ma il fatto che, attraverso di lui, tornano a galla dolori rimasti irrisolti fin dall’infanzia.

Immaginiamo una bambina che ha vissuto la ferita dell’abbandono.

Suo padre era fisicamente presente in casa ogni giorno, ma emotivamente distante: non la abbracciava, non le trasmetteva amore, non le faceva sentire il calore dell’affetto paterno.

Questo è un punto cruciale: la presenza fisica di un genitore non è sufficiente a colmare una carenza affettiva.

Un padre può essere sempre accanto a sua figlia, ma se non le dimostra amore in modo tangibile, per lei sarà come se non ci fosse mai stato.

Crescendo con questa ferita aperta, la bambina porterà con sé quel senso di vuoto e di non amore.

E se la vita non le offrirà occasioni per guarire, da adulta si ritroverà attratta da un uomo con caratteristiche simili a quelle del padre.

Non è un caso, né una coincidenza: la sua ferita attrarrà come una calamita, quella persona che tirerà i fili della sua ferita.

Ma perché accade questo?

Perché l’inconscio, in modo illusorio, tenta di sanare attraverso il partner, la ferita che si è creata con il padre.

Così, la donna incontra e sceglie inconsapevolmente un partner che rispecchia le caratteristiche paterne, credendo che, attraverso quest’ultimo potrà riuscire a guarire.

La svolta può arrivare con la consapevolezza.

Quando questa donna comprende che il suo dolore non nasce dal partner, ma da una ferita infantile mai risolta, solo in quel momento può iniziare un percorso di guarigione.

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